Amore (Un) -
Regia: | Gianluca Maria Tavarelli |
Vietato: | No |
Video: | Elle U |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Diventare grandi |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Leonardo Fasoli, Gianluca Maria Tavarelli |
Sceneggiatura: | Leonardo Fasoli, Gianluca Maria Tavarelli |
Fotografia: | Pietro Sciortino |
Musiche: | Ezio Bosso |
Montaggio: | Marco Spoletini |
Scenografia: | Francesca Bocca |
Costumi: | Lia Francesca Morandini |
Effetti: | |
Interpreti: | Gianluca Arcopinto (marito di Sara), Luciano Federico (Filippo), Fabrizio Gifuni (Marco), Lorenza Indovina (Sara), Roberta Lena (Veronica), Riccardo Montanaro (investigatore), Ezio Sega (professore universitario) |
Produzione: | Gianluca Arcopinto |
Distribuzione: | Pablo |
Origine: | Italia |
Anno: | 1999 |
Durata:
| 105’
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Trama:
| Sara e Marco si conoscono in una discoteca a Torino nel giugno del 1982. Da quel momento cominciano a vedersi e a frequentarsi sempre più spesso. I loro incontri successivi avvengono l'8 giugno 1984, il 13 luglio 1985, l'11 novembre 1989, il 17 gennaio e il 15 febbraio 1991, il 19 febbraio 1994, il 16 dicembre e il 20 dicembre 1996, il 29 luglio 1997, il 28 gennaio 1998. In tutte queste occasioni il sentimento che fin dall'inizio li aveva uniti torna costantemente fuori, senza tuttavia riuscire mai a concretizzarsi veramente. Litigano, si lasciano, si riprendono, si sposano, si perdono, si ritrovano, vivono furtivamente come amanti, si separano dai coniugi, pensano di vivere da soli. Il 31 gennaio 1999 per caso si incontrano di nuovo ad una festa. Insieme brindano all'arrivo del nuovo millennio. Riflettono allora sul tempo passato nella reciproca incomprensione e nell'incapacità di dichiararsi l'autenticità dell'amore dell'uno per l'altra.
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Critica 1: | Un'autentica sfida quella lanciata dal torinese Gianluca Maria Tavarelli con il suo secondo lungometraggio (dopo il bello e sottovalutato Portami via del '94): dodici quadri girati in piano-sequenza (e in 14 giorni!) legati insieme da siparietti animati di 30' ciascuno (opera di Laura Federici). Dodici piano-sequenza, quindi, per testimoniare i dodici momenti doc dell'intensa storia d'amore fra Marco e Sara, rivissuta in flashback, partendo dal 1982, anno del primo incontro avvenuto in una discoteca, e approdando al 31 dicembre 1999, evento epocale per la Storia e per il futuro dei due. Il titolo, preso in prestito da una poesia di Umberto Saba, è anche il paradigma di questo film semplice e articolato, in cui i piccoli spostamenti della macchina da presa vanno di pari passo con i piccoli spostamenti del cuore dei protagonisti. |
Autore critica: | Aldo Fittante |
Fonte critica | Film Tv |
Data critica:
| 24/8/1999
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Critica 2: | Dodici frammenti di un discorso amoroso lungo diciott'anni. Istantanee in movimento, introdotte dai flussi di colore dei bellissimi quadri animati di Laura Federici, colgono, quasi sempre nel respiro di un singolo piano sequenza, i momenti più o meno decisivi di un amore, al tempo indeterminato e singolare, unico e a tratti esemplare. Come ricordi vivi, attimi dilatati, gli episodi che compongono il secondo lungometraggio di Gianluca Maria Tavarelli (dopo l'esordio del 1994 con Portami via) descrivono una conversazione d'amore fra un uomo e una donna, fatta d'illuminazioni e abissi, fughe e ritorni, illusione e dolore, mentre gli anni passano segnando il volto e l'anima. Una storia solo in apparenza semplice, minata com'è dal rischio di sconfinare nella banalità del già visto e nell'enfasi retorica, di operare semplificazioni didascaliche o di risolversi in un minimalismo di maniera. Uno dei pregi maggiori del film di Tavarelli è proprio quello di accettare la sfida di petto, riuscendo con coraggio e sensibilità ad attraversare "luoghi" che pensavamo di conoscere a menadito con uno sguardo sinceramente nuovo, tuttavia mai ansioso di dimostrare la propria originalità. L'utilizzo stesso del piano sequenza, che sulla carta poteva apparire una scelta un po' troppo programmatica, una sorta di partito preso stilistico o di esibizione virtuosistica, risulta un principio di stile personale tutt'altro che gratuito: la mdp segue con partecipazione attenta i personaggi che, grazie all'interpretazione eccezionale di Lorenza Indovina e Fabrizio Gifuni, riescono in pochi gesti a suggerire il segreto del tempo, a evocare la complessità di mondi nascosti e moti interiori. Tavarelli fotografa le ombre e le luci di un rapporto senza paura di "perdere" i corpi dei suoi personaggi in zone d'oscurità o d'illuminarne la loro banalità quotidiana con una fredda luce artificiale. E se a momenti alcune battute o certi ambienti sembrano "dire" un po' troppo, questo film possiede ugualmente una luce rara (una fiaccola, un sole, un fuoco d'artificio: tutte scintille che illuminano Un amore) in grado di accendere un'emozione molto vicina alla poesia. |
Autore critica: | Matteo Columbo |
Fonte critica: | Duel |
Data critica:
| 28/10/1999
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Critica 3: | Suona strano, lo so, un Colpo di fulmine assegnato a un piccolo film italiano, di cui probabilmente poco si sa e poco si saprà (ma noi speriamo che qualcosa accada e la curiosità dello spettatore abbia la meglio). Eppure, Un amore di Tavarelli, semplice e scabro sin dal titolo, è un'opera bellissima e ispirata, che trae molte lezioni da certo cinema d'autore non nazionale, piuttosto che dal minimalismo nostro corrente. Non che il film racconti eventi epocali o affronti il respiro colossale della Storia. No, fa un viaggio ancora più difficile, si avventura nella memoria d'amore di due persone, due ragazzi che s'incontrano nell'82, come tutti all'università, in birreria e poi si amano, si lasciano, si rincorrono, si fanno male, sposano altri e si ritrovano infine a quarant'anni, quando già tutto é scritto, vissuto, quando si può essere solo amanti clandestini. Ed é squallido, offensivo che nella vita si sia cercato sempre qualcosa d'altro avendo la felicità sottomano. Poi, per i nostri due, verrà il Capodanno del duemila... Quello che ho scritto é niente se non si scorre dentro la memoria che é il film. Una storia che parte dalla fine senza che lo sappiamo e poi procede per illuminazioni e sbuffi, avanti e indietro, in disordine cronologico dentro le vite dei due. La Storia,quella con la S maiuscola, fa da sfondo senza intralciare, senza ingombrare. Tra un episodio e l'altro - la macchina da presa di Tavarelli é dolce, preferisce il piano-sequenza, l'angolatura insolita ma non effettata - i disegni e gli appunti su quaderni diventano intermezzi e sintetici cartoon. La musica é bellissima e usata bene, come nella sequenza riuscita della fuga notturna del ragazzo dalla casa di lei. E gli attori? Non saprei immaginare due interpreti più giusti e aderenti ai ruoli, meno presuntuosi e più sofisticati di Lorenza Indovina (Sara) e Fabrizio Gifuni (Marco). Complimenti a Gianluca Arcopinto, il produttore indipendente che ha avuto anche il coraggio di inventarsi una distribuzione solo italiana, la Pablo. |
Autore critica: | Piera Detassis |
Fonte critica: | Ciak |
Data critica:
| 1/9/1999
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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