Uomo Nero (l') - Uomo Nero (l')
Regia: | Sergio Rubini |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | 01 Distribution |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Diventare grandi, Giovani in famiglia |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Domenico Starnone, Carla Cavalluzzi, Sergio Rubini |
Sceneggiatura: | Domenico Starnone, Carla Cavalluzzi, Sergio Rubini |
Fotografia: | Fabio Cianchetti |
Musiche: | |
Montaggio: | |
Scenografia: | Luca Gobbi |
Costumi: | Maurizio Millenotti |
Effetti: | |
Interpreti: | Sergio Rubini (Ernesto Rossetti), Valeria Golino (Franca Rossetti), Riccardo Scamarcio (Pinuccio),
Fabrizio Gifuni (Gabriele Rossetti), Guido Giaquinto (Gabriele bambino), Anna Falchi (Donna Valeria Giordano), Margherita Buy (Anna adulta), Vito Signorile (Venusto), Maurizio Micheli (Avvocato Pezzetti), Vittorio Ciorcalo (Tonino Zucca), Mario Maranzana (Direttore Dalò), Mariolina De Fano (Signorina Lo Turco) |
Produzione: | Donatella Botti per Bianca Film in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione |
Distribuzione: | 01 Distribution |
Origine: | Italia |
Anno: | 2009 |
Durata:
| 116’
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Trama:
| Gabriele Rossetti torna in un paesino della Puglia per l’estremo saluto al padre morente, Ernesto. Le ultime parole dell’anziano risvegliano in lui il ricordo di un episodio lontano nel tempo. Siamo negli anni ’60. Gabriele è un bambino vivace. Suo padre è il capostazione della ferrovia locale, la mamma, Franca, insegna lettere alla scuola media. I tre non vivono da soli. Con loro c’è anche zio Pinuccio, il fratello di Franca, un giovane sotto i trenta, scapolo, con una redditizia drogheria sul corso. La vita del piccolo Gabriele scorrerebbe alla perfezione, se non fosse per gli sbalzi d’umore del padre. Ernesto infatti è uno scontento. Ha sicuramente un certo talento, - l’uomo dipinge, da ragazzo avrebbe voluto fare il liceo artistico, cosa che suo padre gli ha impedito - ma non riesce a raggiungere i risultati che sogna. Per di più l’ambiente paesano si accanisce contro la sua vocazione artistica…
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Critica 1: | Arriva un momento in cui un figlio matura il desiderio di staccarsi dal proprio padre, deve
farlo ad ogni costo e in ogni modo. È un distacco che assomiglia a un' uccisione che il
figlio commette per rivendicare la propria identità, per togliersi di dosso gli abiti di figlio
e diventare egli stesso un uomo, magari il più possibile diverso dal proprio padre. Si
tratta di una pratica dolorosa su cui si fonda la storia di ognuno, il proprio futuro. A volte
però, passano gli anni e, ripensando a quello strappo cruciale, ti accorgi che il tuo nemico
non era tuo padre in quanto persona ma il ruolo che interpretava nella tua vita,
l’immagine che tu figlio gli attribuivi.
Il ricordo di allora così si addolcisce – il tono del film infatti è leggero, da commedia – e si
colora di una nuova luce. L’uomo che si nascondeva dietro il genitore adesso ha
sembianze profondamente diverse, ragioni e pulsioni condivisibili, aspetti talvolta
addirittura sorprendenti… |
Autore critica: | |
Fonte critica | (Note di regia, dal pressbook del film) |
Data critica:
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Critica 2: | (…) Siamo nel 1967, in un paesino della natia Puglia: Gabriele (il piccolo Guido Giaquinto) è un bambino vivace, una sorta di Pinocchio che si muove in una famiglia formata dal padre capostazione (Rubini), la mamma insegnante convinta di parlare con i congiunti morti (Valeria Golino) e l'amatissimo zio playboy da strapazzo (Riccardo Scamarcio). Una routine abbastanza tormentata, la sua: il padre dipinge, si sente un artista, e decide di cimentarsi con un autoritratto di Cezanne custodito nella Pinacoteca di Bari.
Ma la gretta provincia meridionale dell'epoca - capeggiata dalla moglie romagnola del dentista locale, interpretata da Anna Falchi - non accetta che un ferroviere cerchi di migliorare, di coltivare ambizioni artistiche: con conseguenze pesanti per il bambino e la sua serenità. Anche se quando Gabriele, adulto (Fabrizio Gifuni) tornerà casa per il funerale del padre, scoprirà che le cose sono andate diversamente da come credeva... "Mi interessava molto indagare sul rapporto tra padre e figlio - spiega Rubini, in conferenza stampa - spesso i figli tendono a vedere nel genitore, il ruolo, non la persona; invece nel mio personaggio prevale la persona. Ma il bambino, da grande, scoprirà che suo padre, che sembra un debole, ha avuto le palle - anzi, le strapalle - di custodire un segreto per un'intera vita".
Nel film, però, c'è anche altro. Un'atmosfera onirica alla Amarcord, ad esempio. E tanto Sud: quella Puglia a cui il regista-attore guarda da sempre. "E' vero, continuo a tornare lì, a tornare a me stesso - ammette lui - ma se uno non racconta se stesso, cosa racconta? Così eccomi di nuovo in questa provincia che conosco. Ma quando parlano di cinema pugliese m'incazzo: oggi è solo una moda. Io credo che invece bisogna andare nel segno opposto e abbattere le barriere, i regionalismi".
Rubini invece sembra contento di sentire paragonare il suo film con una pellicola ambiziosa - e decisamente più costosa - come Baaria: in comune hanno l'ambientazione d'epoca, il bambino protagonista, la crescita vista come abbandono del luogo natio. "Devo dire che Baaria non l'ho ancora visto - confessa il regista dell'Uomo nero - ma mi riempie di orgoglio che si faccia questo paragone con un kolossal. E poi stimo molto Tornatore con il quale ho diversi punti di contatto". |
Autore critica: | Claudia morgoglione |
Fonte critica: | La Repubblica |
Data critica:
| 30/11/2009
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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