Persépolis -
Regia: | Marjane Satrapi; Vincent Paronnaud |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | 01 Distribution |
Genere: | Animazione |
Tipologia: | Diritti umani - La politica e i diritti, Diventare grandi |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | tratto dall'omonima graphic novel di Marjane Satrapi |
Sceneggiatura: | Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud |
Fotografia: | |
Musiche: | Olivier Bernet |
Montaggio: | Stéphane Roche |
Scenografia: | Marisa Musy |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | |
Produzione: | 2.4.7. Films, The Kennedy/Marshall Company, France 3 Cinéma, Franche Connection Animations, Diaphana Distribution, Celluloid Dreams, Sony Pictures Classics, Sofica Europacorp, Soficinema, Cnc |
Distribuzione: | Bim |
Origine: | Francia |
Anno: | 2007 |
Durata:
| 95’
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Trama:
| Teheran. La piccola Marjane, a 9 anni ha già sviluppato un carattere ribelle e anticonformista che le fa rifiutare le rigide regole della società iraniana. Preoccupati per l'incolumità della figlia, i genitori di Marjane, quando lei compie 14 anni, decidono di mandarla a studiare in Austria. Sulle prima, l'esperienza austriaca è per Marjane piuttosto traumatica a causa della sua identificazione, agli occhi degli altri, proprio con quel mondo fatto di estremismo e fondamentalismo religioso cui lei si è ribellata, ma poi con il passare del tempo riesce ad integrarsi. Alla fine della scuola, il richiamo verso le sue radici e la sua famiglia la spinge a tornare in Iran. Anche qui, il primo periodo di assestamento si dimostra piuttosto difficile e Marjane continua a portare avanti la sua battaglia contro l'ipocrisia della società iraniana di cui è testimone fino ad arrivare alle difficile scelta di abbandonare il suo paese per trasferirsi in Francia, dove poter condurre finalmente una vita senza vincoli e regole, senza però rinnegare il suo essere iraniana.
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Critica 1: | Vent'anni di storia visti con gli occhi di una piccola iraniana che cresce, cambia, capisce, scopre la storia della propria famiglia e del proprio paese mentre il popolo insorge contro lo Scià, vede una rivoluzione e poi una guerra, soffre, emigra, ritorna nell'Iran degli ayatollah ormai adolescente, quindi scappa di nuovo, stavolta in Francia dove diventa una grande disegnatrice. E racconta tutto quel che ha vissuto in uno straordinario cartoon. Semplice e sofisticato (così sofisticato che sembra semplice), lineare e tumultuoso, pieno di fatti, di personaggi, di emozioni, di idee. Anche, anzi proprio perché non è un laborioso e iperrealistico film in 3 D, ma un cartoon tradizionale e in bianco e nero, dunque è duttile e potente, astratto e insieme preciso. L'ideale per questa cavalcata "in soggettiva" che partendo dal punto di vista di una bambina va al cuore delle cose alla loro verità profonda senza mai rinunciare alla complessità del mondo.
Tratto dall'autobiografia a fumetti in due volumi di Marjane Satrapi (pubblicata da Sperling & Kupfer), ma realizzato a quattro mani con Vincent Paronnaud, Persepolis comunica il sentimento, raro, di una riuscita totale. E finisce per essere molte cose insieme: un'educazione sentimentale, un viaggio nella memoria collettiva, il trionfo di un'immaginazione così docile e sbrigliata che alla fine la vita della piccola Marjane diventa un pochino nostra. Anche se questa ragazzina di famiglia colta e benestante, due genitori che le dicono tutto, una nonna che adora e le dà consigli preziosi, va matta per Bruce Lee, i Bee Gees e più tardi per gli Iron Maiden, che compra al mercato nero già sotto il chador, ma cresce sentendo gli amici di famiglia raccontare le torture subite («sono degli scienziati, hanno imparato dalla Cia»), si vede arrestare e uccidere lo zio preferito. E prima di fuggire a Vienna per evitare i rigori della "rivoluzione" islamica, vive in un mondo dove le strade sono in mano a ragazzini col mitra, nelle case si fa il vino di nascosto, due centimetri di pelle sfuggiti al chador possono costare l'arresto, la Venere di Botticelli sui libri di scuola è tutta vestita, per non parlare del missile che abbatte la casa dei vicini. Ma accanto a queste esperienze solo sue, Marjane ne fa altre che appartengono a tutti, cresce, vede il suo corpo trasformarsi, litiga, si innamora, scopre a Vienna quanto può essere affascinante ma anche arido e ottuso l'Occidente (e vigliacchi i ragazzi...). Insomma si costruisce una identità complessa che il film riflette con l'immediatezza di uno stile dai tratti netti che usa tutti i mezzi del bianco e nero, sfondi, ombre, silhouettes, contrasto di materie e superfici, per dare vita a una girandola di emozioni diversissime con una leggerezza e una capacità di fondere, anche visivamente, le due culture da cui proviene, davvero invidiabili. |
Autore critica: | Fabio Ferzetti |
Fonte critica | Il Messaggero |
Data critica:
| 24/5/2007
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Critica 2: | (…) Persepolis, in concorso a Cannes 2007, è stato uno dei film francesi ed europei più importanti dello scorso anno. La giuria cannense, assegnandogli il piccolo Prix du Jury, lo ha un po' snobbato – e la rabbia, sul bel volto della regista Marjane Satrapi, era leggibile senza l'ausilio dell'interprete. In realtà, respirando l'aria del festival, in molti ci eravamo fatti l'idea che Persepolis avrebbe vinto la Palma d'oro, andata invece al romeno 4 mesi 3 settimane 2 giorni. I due film, diversissimi – se non altro per il fatto che Persepolis è un cartone animato – hanno alcuni profondi e paradossali punti in comune. Vengono da Oriente, un Oriente vicino ed europeo come la Romania, un Oriente «medio» e asiatico come l'Iran (anche se produttivamente Persepolis è francese); parlano di donne oppresse, violentate nel corpo e nell'anima; sono messaggi di dolore e di speranza; è importante che esistano.
Marjane Satrapi è nata in Iran nel 1969. Viene da una famiglia borghese, di intellettuali perseguitati dal regime dello Scià. Quando nel '79 Khomeini torna dall'esilio e prende il potere, la famiglia di Marjane è soddisfatta per la cacciata dello Scià ma subito preoccupata per il carattere fortemente religioso del nuovo Stato. A 14 anni i genitori mandano Marjane a studiare in Austria. Torna però a Teheran per frequentare l'accademia di Belle Arti. Poi emigra nuovamente, in Francia, per studiare grafica. È solo a questo punto che si avvicina al fumetto, grazie alla decisiva influenza di un disegnatore – David B. – molto noto in Francia, e comincia a raccontare la propria vita nei vari tomi della graphic-novel (romanzo a fumetti) Persepolis. Per Marjane la scoperta del fumetto come forma espressiva è un tutt'uno con la volontà di raccontare se stessa, con la consapevolezza che impaginare sulla carta la storia della propria famiglia sia una testimonianza importante. Di fatto, Persepolis è una saga delle donne iraniane dagli anni '60 a oggi, attraverso i meravigliosi personaggi della madre e della nonna di Marjane (alle quali danno voce, nella versione francese, due grandi attrici come Catherine Deneuve e Danielle Darrieux) e la scoperta del mondo da parte di Marjane (che si fa invece interpretare... dalla figlia della Deneuve, Chiara Mastroianni; in Italia sentirete le voci di Paola Cortellesi, Licia Maglietta e Sergio Castellitto).
Persepolis è un'opera davvero unica. Marjane Satrapi la firma a 4 mani assieme all'animatore Vincent Paronnaud, che verosimilmente ha curato tutti gli aspetti tecnici del trasferimento dalla pagina allo schermo. Ma il film le appartiene al 100%: è la sua storia, riflette i suoi sogni e anche – perché no? – le sue ambizioni. Il tratto del disegno viene mantenuto in modo molto fedele: i disegni sono essenziali, volutamente infantili, in un bianco e nero molto contrastato. La trama si sviluppa in un modo semplice e lineare, in una fiaba per adulti che è toccante come tutte le fiabe ma ha i tratti duri e spigolosi della realtà. Francamente la parte più riuscita del film è la prima: il rapporto simbiotico tra la bimba e la nonna, la rappresentazione non priva di ironia dei genitori «dissidenti» ma ricchissimi (Marjane ha definito la propria una famiglia di «sinistra al caviale»: lei, per altro, vive nel civettuolo quartiere parigino del Marais con un marito svedese, pubblica fumetti sui giornali di mezzo mondo e non se la passa certo male...), il passaggio da una dittatura monarchica a un integralismo religioso di Stato sono raccontati con grande freschezza. L'incontro di Marjane con l'Occidente ha accenti più scontati, ma rimane un forte messaggio multiculturale non di maniera. Che tutto ciò avvenga con le armi (pacifiche) del cartone animato, ci sembra doppiamente importante, soprattutto ripensando ai tentativi iraniani di bloccare il film a Cannes e in altri festival.
(…) |
Autore critica: | Alberto Crespi |
Fonte critica: | l'Unità |
Data critica:
| 22/2/2008
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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