Brutti, sporchi e cattivi -
Regia: | Ettore Scola |
Vietato: | No |
Video: | General Video, San Paolo Audiovisivi, Cecchi Gori Home Video |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Ruggero Maccari, Ettore Scola |
Sceneggiatura: | Ruggero Maccari, Ettore Scola |
Fotografia: | Dario Di Palma |
Musiche: | Armando Trovajoli |
Montaggio: | Raimondo Crociani |
Scenografia: | Luciano Ricceri, Franco Velchi |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Francesco Annibali (Domizio), Maria Bosco (Gaetana),Giselda Castrini (Lisetta), Alfredo D'Ippolito (Plinio), Silvia Ferluga (la fattucchiera), Ettore Garofano (Camillo, il figlio ladruncolo), Nino Manfredi (Giacinto Mazzatella), Franco Marino(padre di Santandrea),Gianfranco Merli (Nando, il figlio travestito), Marcella Michelangeli (impiegata poste), Clarisse Monaco(Tommasina), Linda Moretti (Matilde, moglie di Giacinto), Aristide Piersanti (Cesaretto),Giovanni Rovini (Anotnecchia, la nonna),Maria Luisa Santella (Iside) |
Produzione: | Carlo Ponti per Champion Cinematografica |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale – Cineteca dell’Aquila – Cineteca Griffith |
Origine: | Italia |
Anno: | 1976 |
Durata:
| 115'
|
Trama:
| In una misera baracca, costruita con altre sulla collina che fiancheggia San Pietro, vive con la sua numerosissima famiglia (la moglie, una decina di figli e un mucchio di parenti) il vecchio Giacinto Mazzatella, un pugliese orbo e ubriacone la cui principale preoccupazione è quella di difendere dall'avidità dei familiari il milione che gli è stato dato per la perdita di un occhio. Dopo essersi spinto, per salvaguardare il suo tesoro, fino a sparare su uno dei suoi figli, egli si porta in casa, per far dispetto alla moglie, una imponente prostituta, obbligando la consorte a farle posto nel letto matrimoniale. Furente per l'affronto, la donna organizza, d'accordo con tutta la famiglia, l'avvelenamento del vecchio con mezzo chilo di topicida mischiato col sugo di un'abbondante pastasciutta. Giacinto, però, riesce a salvarsi e, per vendetta, dà fuoco alla baracca, senza peraltro causare vittime; la vende, poi, a una famiglia di calabresi, provocando una zuffa che si conclude con l'ingresso nella baracca anche dei nuovi arrivati.
|
Critica 1: | Al centro del racconto sono la periferia romana e le sue baracche, raccontate impietosamente con tutte le loro miserie, morali e materiali. Risarcito di un milione per la perdita di un occhio, Giacinto Morzella, un alcolizzato pugliese disagiato e con una numerosa famiglia sulle spalle, fa di tutto per nascondere il bottino ai suoi parenti, arrivando persino a sparare sul figlio. Così, mentre la tensione che cresce nel nucleo familiare, giunge ad aggravare le condizioni una prostitua, portata in casa da Giacinto allo scopo d'indispettire la moglie. La punizione, per lui, sarà severa. |
Autore critica: | |
Fonte critica | international.rai.it |
Data critica:
|
|
Critica 2: | (...) In questo Brutti, sporchi e cattivi si direbbe che Ettore Scola abbia voluto riprendere certi schemi del neorealismo. Ma non è così. Lo stile di Scola è diverso da quello di un De Sica almeno quanto i suoi poveri sono diversi da quelli del regista di Ladri di biciclette. Cosa è successo per provocare questa diversità fondamentale? C'è stato quello che Pier Paolo Pasolini chiamava il cambiamento antropologico del consumismo; e che noi, più modestamente, definiremmo la scomparsa della speranza di tempi migliori. A questi tempi migliori, non crede non soltanto Mazzatella che infatti si comporta come in una specie di negativa eternità: ma neppure il regista il cui sguardo è sempre alla ricerca di un effetto che colpisca piuttosto che di un tratto che commuova, testimonia un curioso ritorno del barocchismo irrealista, latente nell'arte italiana. In questo notevole film, l'insistenza sui particolari fisici laidi e ripugnanti potrebbe addirittura far parlare di un nuovo estetismo in accordo coi tempi, che viene ad aggiungersi ai tanti già defunti: quello del «brutto», dello «sporco» e del «cattivo». Comunque siamo in un clima piuttosto di contemplazione apatica che di intervento drammatico. Nino Manfredi ha creato con straordinaria misura e sottigliezza un personaggio memorabile. Ettore Scola ha saputo ottenere da tutti gli altri interpreti una partecipazione di buon livello. |
Autore critica: | Alberto Moravia |
Fonte critica: | L'Espresso |
Data critica:
| 10 /11/1975
|
Critica 3: | (...) Che vuol dire un film simile, dove l'atrocità non è attenuata dalla buffoneria, la risata sottende il tragico, la deformazione grottesca non stempera l'orrore sociale. L'ilarità rabelaisiana non si confonde col piglio conciliante della commedia italiana? L'intento di Ettore Scola è trasparente. Si tratta per lui di capovolgere l'inganno praticato dal cinema populista, e persino neorealista, quando addolciva i contorni della realtà sociale più degradata, e di proporre invece attraverso lo choc dell'immagine una miseria che considera la morale un lusso troppo costoso. Perché così brutti sporchi e cattivi? Perché - risponde implicitamente Scola - non possono acquistarsi una faccia bella pulita e rispettabile. Da dove prendono tanta amoralità? Dall'aria che respirano, dalla cronaca e dalla storia: il milione di Giacinto equivale per lui al miliardo di un ricco, solo che i suoi modi per conservarlo non sono altrettanto eleganti. Scola si mostra sensibile agli argomenti proposti da Pasolini negli Scritti corsari, cioè a una immagine violenta del sottoproletariato, violenta non solo perché emarginata ma anche perché senza saperlo «sempre omologata» dal consumismo. Tuttavia il regista, nello scegliere i modelli dei suoi personaggi, va più indietro, conferisce a Giacinto Mazzatella una scelleratezza di stampo elisabettiano. La lotta di potere, ossessionata di concupiscenza, assatanata dall'istinto della prepotenza, è shakespeariana o elisabettiana nell'intensità istintuale e nella sordidezza della congiura. I protagonisti sono tiranni incatenati dalla povertà, cortigiani che nella miseria non rinunciano alle loro trame. Giacinto è il sovrano di una corte dei miracoli composta di paltonieri e baldracche. La carenza di belle maniere la inchioda all'esecrazione e al dileggio, ma la mancanza di ipocrisia, a differenza delle società abilmente mascherate, permette di comprenderla, se non di amarla, nel suo spietato mostrarsi per quella che è. (...) |
Autore critica: | Sergio Frosali |
Fonte critica: | La Nazione |
Data critica:
| 22/10/1976
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | |
Autore libro: | |
|