Cane randagio - Nora inu
Regia: | Akira Kurosawa |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Decentrata Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Ryuzo Kikushima, Akira Kurosawa |
Sceneggiatura: | Ryuzo Kikushima, Akira Kurosawa |
Fotografia: | Asakazu Nakai |
Musiche: | Fumio Hayasaka |
Montaggio: | Akira Kurosawa |
Scenografia: | So Matsuyama |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Keiko Awaji (Harumi), Ko Kinura (Yusa, pregiudicato), Toshiro Mifune (Murakami/poliziotto)
Noriko Sengoku (una ragazza), Takashi Shimura (Sato, il commissario), Reisaburo Yamamoto (Honda, il mafioso) |
Produzione: | Sojiro Motoki per Shintoho |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Giappone |
Anno: | 1949 |
Durata:
| 122'
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Trama:
| Il poliziotto idealista Murakami, appena arruolato, tenta in tutti i modi di ritrovare la pistola che gli è stata rubata e che viene usata per commettere una serie di omicidi.
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Critica 1: | Derubato della pistola, giovane poliziotto, travestito da barbone, setaccia i quartieri malfamati di Tokyo finché identifica il ladro e ingaggia con lui una lotta mortale. Storia di un'indagine poliziesca e di una ricerca morale, questo film straordinario è anche quella di un'amicizia e di un'iniziazione, un bellissimo documentario su una metropoli in mutazione, una straziante sinfonia dei bassifondi. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | «Darei cento Rashomon per vedere un solo Cane randagio; questo film e Vivere hanno dato a Kurosawa un posto di primissimo piano» scriveva Sadoul nel 1961 quando il film uscì in Francia (in Italia sarà programmato solo nel 1985 da RaiUno (…)e lascerà un'impressione memorabile). Certo Sadoul esagerava un po', ma quanti Hitchcock-Hawks-Huston «daremmo» per un'opera originale, complessa, tesa, inquietante come Cane randagio. La formidabile vitalità ritmica che si sprigiona da questo giallo metafisico senza precedenti, la sua virtuosità tecnica, il valore documentario di numerose sequenze, gli conferiscono un posto di primo piano nella storia del cinema nero. Kurosawa dimostra di aver perfettamente assimilato la lezione del cinema occidentale (Lang, in particolare: come M, Cane randagio è qualcosa di più di un film di serie) e prende le sue distanze dai modelli americani del genere.
Norainu, si è visto, non è solo la storia di un'indagine poliziesca e di una ricerca morale (con la pistola il poliziotto ha perso come dire la propria identità). È anche la storia di un'amicizia, di un'iniziazione. Come gli altri «maestri» kurosawiani, il commissario Sato (Takashi Shimura) è un padre alla Maigret di una assoluta discrezione: le conversazioni dei due poliziotti sono dei momenti fruttuosi di riflessione in un film di un dinamismo indiavolato. Murakami si affeziona a Sato come Sugata al suo maestro Yano; pochi cineasti sanno rappresentare l'amicizia con tanta emozione e pudore.
Norainu è anche il ritratto insolito di un'epoca di transizione («l'après guerre» come dice Sato con un delizioso accento giapponese) e di una città in piena mutazione. Kurosawa documenta questa trasformazione in maniera indiretta ma molto sottile: la proliferazione del mercato nero, l'americanizzazione galoppante della società giapponese (il match di baseball, il music-hall). Dei bassifondi di Tokyo Kurosawa ci fa sentire persino l'odore. Norainu è davvero «Tokyo città aperta». Forse nessun regista neorealista è riuscito a mostrare le viscere di una moderna capitale con altrettanta potenza. (…) |
Autore critica: | Aldo Tassone |
Fonte critica: | Akira Kurosawa, Il Castoro/L’Unità |
Data critica:
| 5/1995
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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