About a Boy - Un ragazzo - About A Boy
Regia: | Paul Weitz; Chris Weitz |
Vietato: | No |
Video: | Universal |
DVD: | Panorama |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Giovani in famiglia |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Nick Hornby |
Sceneggiatura: | Peter Hedges, Chris Weitz, Paul Weitz |
Fotografia: | Remi Adefarasin |
Musiche: | Badly Drawn Boy, Gough Damon |
Montaggio: | Nick Moore |
Scenografia: | Jim Clay |
Costumi: | Joanna Johnston |
Effetti: | Dark Side Effects, Paul Springer |
Interpreti: | Hugh Grant (Will), Toni Collette (Fiona), Nicholas Hoult (Marcus), Rachel Weisz (Rachel),
Victoria Smurfit (Susie) |
Produzione: | Tribeca/Working Title |
Distribuzione: | Uip |
Origine: | Francia - Gran Bretagna - Usa |
Anno: | 2002 |
Durata:
| 101’
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Trama:
| Ricco, single e senza figli, il trentottenne londinese Will passa gran parte delle sue giornate a scansare ogni tipo di responsabilità e a conoscere nuove ragazze. Dopo una relazione con una ragazza madre, Will scopre con piacere che i gruppi di aiuto per genitori single sono un terreno di caccia fertile ed incontaminato. Per questo motivo, fingendosi padre di un bambino di nome Ned, prende a frequentare uno di questi gruppi dove conosce Susie. Will è determinato a conquistare la donna ma trova, inopinatamente, sulla propria strada Marcus, il figlio dodicenne della sua amica hippy Fiona.
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Critica 1: | (…) Il single che va di moda ora al cinema è maschio, londinese, 38enne - in realtà Hugh Grant ne ha 42 - vive in un ipertecnologico loft nel quartiere di Clerkenwell, è convinto che gli amori felici debbano durare poco ed ha la perfida specializzazione di rimorchiare ragazze madri: «Sesso appassionato, tante carezzine per l'ego e separazione senza complessi di colpa». Will, il protagonista di About a boy dal romanzo di Nick Hornby (Guanda), diretto dagli scostumati fratelli Paul e Chris Weitz, transfughi dalle goliardie sessuali americane di American pie, è il contrario della povera Bridget-Renée Zellweger, di cui Grant fu uno dei pretendenti e capufficio. Il «nuovo» single non fuma, non s'ingozza di cibo, non s'ubriaca; è carino, magro, capelli corti, indifeso, vestito griffato ma casual, beve solo certa birra, guida solo una certa auto. E' il solito Peter Pan che non vuole crescere. E' un play boy hi-tech, nullafacente ma con reddito assicurato dai diritti di una popolare canzoncina natalizia del padre, «Superslitta»: Bridget Jones lo chiamerebbe «un cialtrone sentimentale». Lui divide la giornata in tante mezz'ore di dolce far niente: compra cd, guarda la tv, gioca a biliardo, si compiace. E' convinto che ogni menzogna d'amore sia lecita, anche fingersi ragazzo padre, per conquistare per una sera un cuore in affitto: variazione «cattiva» dello scapolo di 4 matrimoni e un funerale, best seller della rinascita della commedia sentimentale inglese col marchio della Working Title. Fatte le presentazioni, bisogna ora vedere se il film, da ieri sui nostri schermi, prodotto dallo stesso Grant e da De Niro, che ha sborsato 3 milioni di euro per il libro da 3 milioni di copie, farà tendenza in Italia. Se sarà cioè in grado di provocare imitazioni sociali collettive, come accadde quando in America nessuno portò più canottiere perché Gable in Accadde una notte ne era privo. Un Narciso che alla fine verrà però sconfitto dall'affetto di un appiccicoso teenager, il 12enne Marcus (il bravo ragazzo non prodigio Nicholas Hoult) in crisi di figura paterna e in cerca di compagno per la madre, ex hippy no global con tendenze suicide (Toni Collette). Va a finire d'incanto: sterzando in buonismo il finale del libro, ciascuno si trova l'anima gemella. (…) About a Boy è un poco ripetitivo, ha chiare pecche in un dialogo che non scoppietta di cinismo, ma indovina in Will, che Grant interpreta con una sorridente sfumatura autobiografica, l'emblema di quel maschio edonistico delle riviste per uomini che intende a senso unico, il suo, la vita. Dice all'inizio il nostro, variando le monadi di Leibnitz: «Ogni uomo è un'isola e per di più questo è il momento giusto per esserlo. Questa è l'epoca delle isole. 100 anni fa era diverso, nessuno aveva tv, cd, dvd, non avevano niente di fico, ma oggi puoi crearti un'isola paradiso». (…) |
Autore critica: | Maurizio Porro |
Fonte critica | Corriere della Sera |
Data critica:
| 14/9/2002
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Critica 2: | Pare proprio che Nick Hornby porti bene al cinema. Dopo due piacevolissimi adattamenti di suoi romanzi ("Febbre a 90" e "Alta fedeltà"), anche il terzo, About a boy (dal libro "Un ragazzo", edizioni Guanda), è una commedia particolarmente riuscita, affettuosa ironica e fluida: forse un po’ esile e con dentro qualche ovvietà, ma beneficamente lieve, al contrario di una quantità di film odierni che, al ritmo di una gag per minuto, sanno sempre più di costruito a tavolino. Will vive a Londra senza problemi né di danaro né di donne. I soldi sono merito di papà, che ha scritto una canzonetta natalizia brutta ma assai redditizia in diritti d’autore; quanto alle seconde, il maturo giovanotto è un playboy, che passa da una femmina all’altra senza mai assumersi impegni sentimentali. L’ennesima strategia del ganimede, però, si rivela una trappola. Entrato in un gruppo di single con figli per acchiappare nuove sottane, Will fa la conoscenza di Marcus. Ignorando il suo interesse per un’amica di mamma, il ragazzino cerca di accasarlo con la genitrice, una ex-fricchettona di nome Fiona, depressa cronica e aspirante suicida che passa metà del tempo a piangere, l’altra metà a opprimere il povero rampollo. In realtà è Marcus, timido e preso di mira dai coetanei per i vestiti fuori moda che la madre lo costringe a indossare, ad avere bisogno di qualcuno: come in ogni storia di strana-coppia, tra lui e il refrattario single nasce una grande amicizia. Il tutto transita per i riti di passaggio tipici di Hornby, come le piccole complicità maschili e la condivisione della musica (un duetto tra l’uomo e il bambino). Alla fine, però, gli abbinamenti sentimentali non saranno necessariamente quelli più prevedibili. Ancor più imprevedibile era il fatto che i fratelli Chris e Paul Weitz - circonfusi dalla fama goliardica e triviale di "American Pie" - potessero adattare per lo schermo una commedia sentimentale gentile e per nulla volgare, col valore aggiunto di qualche trovata folgorante. La collaborazione produttiva anglo (Hugh Grant, Hornby, l’ambientazione londinese) americana (i registi, la produzione newyorkese Tribeca, la casa di Bob De Niro) funziona a dovere. Se la parte va a pennello a Grant, che ha voluto a tutti i costi il film, il piccolo Nicholas Hoult ha la faccia di un ragazzino autentico e il "supporting cast" è dei più godibili. |
Autore critica: | Roberto Nepoti |
Fonte critica: | la Repubblica |
Data critica:
| 15/9/2002
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Critica 3: | Forse nella speranza di emulare quel successo, i responsabili marketing di About a Boy hanno tentato di lanciarlo come un Bridget Jones al maschile, ma i deboli incassi Usa dimostrano che il pubblico non c’è cascato. In realtà le due pellicole non si assomigliano affatto; e a paragonarle si potrebbe trarre la morale che se al pari di Bridget tante donne faticano a trovare l´amore con la A maiuscola è perché i loro corrispettivi del sesso forte fanno di tutto per interrompere un rapporto prima che insorgano complicazioni sentimentali. Così almeno si comporta Hugh Grant nel film tratto dal best seller del `98 di Nick Hornby (Guanda): un tipo che vive di rendita in un loft arredato in tinte fredde come il suo cuore e passa il tempo a sedurre e lasciare ragazze. Con qualche vago senso di colpa, sinché non scopre il bello delle mamme single, con cui basta poco per apparire migliori dei compagni fedifraghi che le hanno abbandonate sole con prole. Per entrare nel giro, non esita a inventarsi di essere un ragazzo padre, ma viene smascherato dal dodicenne Nicholas Hoult che lo vorrebbe far accoppiare con la madre Toni Collette: una mezza hippy vegetariana (single, naturalmente) che veste il figlio come un pastorello delle Ande facendone lo zimbello della scuola ed è depressa al punto di tentare il suicidio. L´iniziativa di Nicholas non avrà l´esito previsto e tuttavia le conseguenze saranno positive per tutti, anche per Grant che capirà come «nessun uomo è un´isola». Entrambi voci narranti, i boys del film sono dunque due: Hugh rimasto fanciullone sebbene prossimo alla quarantina; e Hoult ragazzino complessato, ma per certi aspetti già adulto. Devono trascorrere circa 20 minuti prima che le loro strade si intreccino e a quel punto diventa chiaro che non è una commedia in cui lui e lei si incontrano e, superati gli ostacoli di prammatica, vivono felici e contenti. Dietro la storia si avverte lo sguardo affettuoso e amaro di Hornby, uno scrittore che sa raccontare con impietosa ironia le contraddizioni e la solitudine dell´uomo contemporaneo. Pur prodotto dall´americana Tribeca di Robert De Niro e diretto dai fratelli Paul e Chris Weitz registi di American Pie, About a Boy resta inglese nell´ambientazione, negli attori e nel sobrio profilo narrativo. Ed è il merito di un film gradevole e a volte divertente, col solo difetto di non coinvolgere mai. Un po’ dipende dal divo Hugh Grant che dà il meglio quando lavora su un registro più lieve. |
Autore critica: | Alessandra Levantesi |
Fonte critica: | La Stampa |
Data critica:
| 15/9/2002
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Ragazzo (Un) |
Autore libro: | Hornby Nick |
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