Onore dei Prizzi (L’) - Prizzi's Honor
Regia: | John Huston |
Vietato: | No |
Video: | Panarecord |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Richard Condon |
Sceneggiatura: | Richard Condon, Janet Roach |
Fotografia: | Andrzej Bartkowiak |
Musiche: | Alex North; brani da:"L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti, "Il Barbiere di Siviglia" di Gioacchino Rossini |
Montaggio: | Kaja Fehr Rudi Fehr |
Scenografia: | J. Dennis Washington |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Jack Nicholson (Charley Partanna), Kathleen Turner (Irene Walker), Robert Loggia (Eduardo Prizzi), Ohn Randolph (Angelo "Pop" Partanna), William Hickey (Don Corrado Prizzi), Sully Boyar (Casco Vascone), Anjelica Huston (Maerose Prizzi), Michael Lombard (Filargi "Finlay"), Dick O'Neill (Bluestone), Vic Polizos (Phil Vittimizzare), Lee Richardson (Dominic Prizzi), George Santopietro (Plumber), Ann Selepegno (Amalia Prizzi), Lawrence Tierney (Tenente Hanley) |
Produzione: | John Foreman |
Distribuzione: | Cineteca Lucana |
Origine: | Usa |
Anno: | 1985 |
Durata:
| 126’
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Trama:
| New York, anni '80. Charley Partanna - killer di professione - è legato dal "patto del sangue" al padrino mafioso don Corrado Prizzi, che l'ha tenuto a battesimo, e che desidera dargli in moglie la nipote Maerose, per farlo entrare nella "famiglia" a pieno titolo. Senonchè Charley prende il classico colpo di fulmine, durante una fastosa festa di nozze dei Prizzi, per una bionda polacca misteriosa ed è deciso a sposarla. Quando però parte per Los Angeles e - su commissione dei Prizzi - uccide un gangster che a una partita d'azzardo ha sottratto un milione di dollari alla "famiglia", scopre che il malloppo è nelle mani della bionda Irene, la quale è la moglie del giustiziato e lei stessa killer professionista. La sua perplessità se sposarla o mandarla a raggiungere il marito gli è dissipata da Maerose: "Solo perchè è ladra e assassina, non vuol dire che in tutto il resto non sia una brava donna". I due si sposano. Maerose, però, divorata dalla gelosia, fa il possibile e l'impossibile per screditare Charley presso don Corrado, il quale chiede al pupillo la prova decisiva: deve uccidere Irene, dopo aver ottenuto da lei la restituzione del denaro e degli interessi. Killer contro killer, Charley la spunta per puro caso, e torna da Maerose, a rafforzare "L'onore dei Prizzi”.
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Critica 1: | Un giovanotto italo-americano di Brooklyn s'innamora di una bella ragazza wasp di Los Angeles. Lui è un luogotenente della famiglia mafiosa dei Prizzi e lei una killer professionista, reclutata dai Prizzi. Sulla stessa materia di Il padrino J. Huston ha fatto un film eccentrico, eccessivo e grottesco con qualche scivolata nella caricatura derisoria. Recitazione al bacio. Da un romanzo di Richard Condon. Otto nomination ai premi Oscar e una statuetta d'oro alla figlia di Huston come attrice non protagonista. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | (…) La vicenda di Charlie Partanna, killer sanguinano, freddo e cinico ed al tempo stesso tenerissimo bamboccione coccolato dai «grandi vecchi», rispettato dai giovani, amato dalle donne, distaccato e calcolatore ma capace di abbandonarsi alla più sognante delle passioni amorose (salvo poi risvegliarsi, sornione, nel momento apparentemente più difficile), è talmente variegata, così finemente tratteggiata nei suoi continui passi avanti e indietro, da gettare lo spettatore in uno stato di estatica confusione, una sorta (fatte le dovute proporzioni) di husserliana «sospensione dell'assenso», grazie alla quale si è disposti ad accettare qualsiasi accadimento, qualsiasi trasalimento, ogni evoluzione/rivoluzione del tessuto narrativo e di quello psicologico dei personaggi. Film continuamente in movimento (nonostante una certa sua aria cameristica, quasi privata), opera di contrasti tra i claustrofobici interni brooklyniani e gli ariosi e superficialmente «liberi» esterni californiani (e qui ci sarebbe da aprire un'importante e piacevole parentesi, andando a ritroso nel tempo di qualche anno, e cercando di ricordare l'illuminante episodio californiano del primo Padrino di Coppola, il viaggio di Robert Duvall, consigliori di casa Corleone, per convincere un produttore hollywoodiano a fare interpretare il suo film ad un «protetto» di Don Vito. Nel modo in cui l'«offerta» di Duvall è proposta allo spettatore, nei toni e negli accenti usati da Coppola, troviamo, elemento raro per un film come Il Padrino, quella crudele ironia, quell'accento svagatamente sadico che è tipico del John Huston dell'Onore dei Prizzi: quasi come se la soleggiata Los Angeles inducesse l'autore - gli autori - alla leggerezza del tocco), L'onore dei Prizzi si muove avanti e indietro su una linea retta che visualmente è sintetizzata da Huston con magnifica ironia in quei continui viaggi aerei da New York a Los Angeles, da Los Angeles a New York, e poi ancora da New York...
Come quell'aereo, che taglia lo schermo in orizzontale prima in una direzione, poi nell'altra (South by Southwest, North by Northeast, si potrebbe sintetizzare osando parafrasare Hitchcock), lo sviluppo diegetico dell'Onore dei Prizzi è un continuo, ininterrotto moto pendolare tra commedia e tragedia, tra analisi psicologica e teatro di marionette, tra mistery ed operetta... fino all'ultimo, decisivo tocco - che ha la violenza e la velocità di una zampata, questa sì necessaria, stimolante, proficua - quella resa dei conti tra Charlie ed Irene.
Proprio grazie a questa sorta di brusco risveglio dall'illuminato torpore che ci ha accompagnato per tutta la durata del film, improvvisamente comprendiamo le intenzioni hustoniane. E il «grande vecchio» ci appare, con quel suo ghigno che molte sue apparizioni attoriali ci hanno educato a riconoscere, molto simile ad uno dei personaggi centrali di questo suo leggerissimo teatrino della crudeltà, forse il più memorabile di tutti: Maerose Prizzi. Come la apparentemente sottomessa, in realtà crudelmente vendicativa (è lei la vera trionfatrice del film) figlia del boss gioca con le altrui passioni, così Huston si diverte a mescolare temi, atteggiamenti, punti di riferimento. E come la stessa Maerose, in una sequenza molto divertente e molto esplicativa, «punisce» suo padre, colpevole di averla un tempo ripudiata, somministrandogli grappa quando lui, in preda ad un attacco di cuore, - provocato, ancora, dalla stessa Maerose - le chiede dell'acqua, così Huston, sul finale, captando la «voglia di tenerezza» dello spettatore, finge uno dei più classici e mielosi happy endings, per poi piantare la sua unghiata con sadico tempismo, fermando l'orrore di una fine falsamente esorcizzata con il più crudele degli stop - frame.
A ben guardare, infatti, lo sviluppo diegetico dell'Onore dei Prizzi non riguarda altro se non la prolungata, esasperata posticipazione di un atto (l'omicidio, la resa dei conti tra i due amanti / killer) che non si vorrebbe possibile, ma che è invece addirittura necessario.
Perché L'onore dei Prizzi è un film di etnie non soltanto per la sua peraltro accuratissima ambientazione brooklyniana, e per il «cotè» che è alla base del suo concepimento, ma anche e soprattutto in quello strano rapporto che si crea tra Charllie, italo - americano, e Irene, polacca trapiantata negli USA, nella catena di reazioni che questa stessa relazione scatena nel claustrofobico mondo dell'«altra New York» (esemplare, in questo senso, la figura del padre di Charlie Partanna, dolcemente, delicatamente ma decisamente turbato dalla contraddizione in termini per lui insita nell'incontro tra due caratteri che rappresentano due poli sui quali il «gigante America» ha costruito la sua talvolta poco rispettabile sicurezza), nell'incontro / scontro tra due concezioni dell'onore, della moralità, e, perché no?, della criminalità.
L'onore dei Prizzi è un film di animali in gabbia, osservati da un guardiano sornione e sorridente: il sorriso di colui che, pochi istanti prima, ha aperto i cancelli di comunicazione tra una gabbia e l'altra, ed aspetta di vedere i risultati insieme allo spettatore, comodamente sistemato in un «al di qua» garantito dalle immaginarie sbarre del distacco e dell'ironia. |
Autore critica: | Stefano Bortolussi |
Fonte critica: | Cineforum n. 252 |
Data critica:
| 3/1986
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Onore dei Prizzi (L’) |
Autore libro: | Condon Richard |
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