Olympia - festa di popoli / Olympia: festa di bellezza - Olympia: fest der volker/ Olympia: fest der schönheit
Regia: | Leni Riefenstahl |
Vietato: | No |
Video: | L’espresso |
DVD: | Klf Music |
Genere: | Documentario |
Tipologia: | La memoria del XX secolo |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Leni Riefenstahl |
Sceneggiatura: | |
Fotografia: | Wilfried Basse, Josef Dietze, Edmund Epkens, Hans Ertl, Walter Frentz, Hans Gottschalk, Richard Groschopp, Andor Von Barsy, Franz Von Friedl, Zielke Willy |
Musiche: | Walter Gronostay, Herbert Windt |
Montaggio: | Leni Riefenstahl |
Scenografia: | Robert Herlth |
Costumi: | Sven Noldan |
Effetti: | |
Interpreti: | |
Produzione: | Olympia Film |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Germania |
Anno: | 1938 |
Durata:
| 217’
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Trama:
| Documentazione vasta e artistica dei grandi giochi olimpici internazionali svoltisi a Berlino dal 1° al 16 agosto del 1936, fatta su commissione del Comitato Olimpico Internazionale (IOC). Dalla corsa, che ha recato al grande stadio Olimpionico di Berlino la fiaccola accesa in Grecia, si passa poi alla descrizione delle più importanti gare ginniche. Sono intercalate notazioni di folla e personalità che assistono alle gare. (Hitler che dichiara aperti i giochi, il principe ereditario Umberto di Savoia che saluta la squadra italiana, ecc.) Diviso in due parti, una di 126' e l'altra di 96', da documentario sportivo si è trasformato in un'opera di propaganda del nazismo e dei suoi valori, tuttavia, per la bellezza delle riprese e il montaggio è considerato uno dei più bei documentari sportivi del '900.
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Critica 1: | Per l’altro capolavoro, Olympia, il film che nel 1936 immortalò le Olimpiadi di Berlino, Leni e i suoi tecnici escogitarono un sistema di insonorizzazione per le macchine da presa, in modo che il rumore non infastidisse gli atleti; progettarono carrelli a velocità variabile ed elaborarono strategie di ripresa per seguire lo svolgimento delle gare; si servirono di palloni aerostatici, mongolfiere, aerei e battelli, e ricorsero a ogni stratagemma pur di filmare in maniera trionfale, pur di “rendere possibile l’impossibile”. Per filmare lo stadio da una prospettiva aerea, non esistendo ancora gli elicotteri, si servirono di un pallone. Fissavano ad esso una piccola macchina da presa e lo liberavano facendolo salire al cielo e, grazie ad un’inserzione sulla Berliner Zeitung am Mittag, promettevano una ricompensa in denaro a chi avesse riportato la macchina con il materiale filmato. Il desiderio di innovazione, di rivoluzione del linguaggio sono stati sempre alla base del lavoro della Riefenstahl. Certi stratagemmi come quello di legare piccole macchine da presa alle selle dei concorrenti delle gare di equitazione, o addirittura progettare delle imbracature per maratoneti ove alloggiare piccole macchine, sono lo specchio di un potere assolutistico della visione. “Monumentari” li chiama Ghezzi. (…) |
Autore critica: | |
Fonte critica | sentieriselvaggi.it |
Data critica:
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Critica 2: | Su Olympia, film-documentario sulle olimpiadi di Berlino del 1936: "Le riprese erano iniziate in Grecia. Leni Riefenstahl restò delusa, tuttavia, dalla cerimonia ufficiale dell'accensione della "fiamma sacra". Decise pertanto di mettere in scena una propria cerimonia, nello stadio di Delfi. Le scene di celebrazione del corpo nudo, in cui appaiono alcuni atleti nelle pose immortalate dall'arte greca, e le figure femminili che si muovono al ritmo della danza, vennero riprese, invece, su una spiaggia del Baltico. In una delle danzatrici(la si vede con il corpo arcuato all' indietro, le braccia tese verso l'alto) è riconoscibile la stessa Riefenstahl. L'atleta tedesco Huber(decathlon) prestò la propria figura per la trasformazione in carne ed ossa del discobolo di Mirone". "Tutte le riprese effettuate nei campi di gara si svolsero sotto il più fermo controllo della regista. Secondo la prassi abituale, Leni Riefenstahl riuniva tutte le sere la troupe dando istruzioni sul lavoro del giorno successivo, sulla scelta degli obiettivi, dei filtri, sulle velocità da usare, ecc." "Di fronte alle difficoltà, l'autrice reagì con un'inventiva sorprendente. Per non infastidire i concorrenti fece realizzare macchine insonorizzate. Ricorse anche all'impiego di macchine da presa automatiche, "pensanti", secondo la sua definizione. Per le gare di equitazione fece mettere le macchine da presa in borse ripiene di piume e legate sulla schiena dei cavalli. Per la maratona, durante gli allenamenti sistemò una macchina sul petto dei corridori. Altre piccole camere automatiche furono posti in alcuni palloni lanciati sopra lo stadio. Attraverso un annuncio pubblicato sulla stampa , il pubblico era invitato a restituire ai laboratori dell'Olympia film il materiale ritrovato. Per adeguarsi agli spostamenti rapidi degli atleti e degli attrezzi mise a punto un particolare congegno, detto transfocator, che rendeva possibile passare da un totale a un primo piano senza cambiare obiettivo(praticamente si trattava di un dispositivo equivalente al moderno zoom).
Fece costruire un pontile galleggiante, attrezzato per seguire in carrello le gare del canottaggio. Fece realizzare delle trincee, nello stadio, per poter riprendere dal basso lo svolgimento di alcune gare. Per il nuoto i suoi operatori si servirono di un battello di gomma che veniva fatto spostare lungo la piscina trascinato da alcune pertiche, per non creare movimenti dell'acqua che potessero disturbare i nuotatori. Per le gare di corsa fu creato un carrello a velocità variabile che consentiva di seguire gli atleti spostandosi alla loro velocità. Ma la realizzazione più spettacolare fu senza dubbio il carrello verticale subacqueo, messo a punto per le gare dei tuffi. L'operatore seguiva dapprima l'evoluzione in aria dell'atleta, poi si immergeva con lui(effettuando in acqua un cambio di obiettivo), riprendeva l'atleta in immersione e infine risaliva con lui verso la superficie." "Le primissime immagini sono le più ricche di fascino: il tono è elegiaco. Appaiono varie inquadrature di templi, colonne, ruderi, legate tra loro da dissolvenze incrociate. Seguono le immagini di alcune statue,"abbracciate" dai movimenti circolari della macchina da presa. Sulla statua del discobolo di Mirone avviene il collegamento tra "vecchio" e "nuovo": l'effige si trasforma in quella di un atleta in carne ed ossa. Il mito si vivifica, l' atleta dà compimento al movimento imprigionato nella statua, completa il suo gesto: il disco è lanciato. E' avvenuta la fusione dell'uomo del Volk con quello del mito." "Con le immagini delle danzatrici, il collegamento tra il culto del corpo e la tradizione classica si sposta dal piano dell'esercizio fisico a quello dell'arte. Le figure femminili si incontrano e si allontanano, le braccia si incrociano, i corpi si dispongono in cerchio, o come a formare un fiore.
Il carattere ornamentale dei gesti e delle figurazioni, la simmetria, il disegno astratto, esprimono la matrice mistica dell'avvenimento." "La sequenza del villaggio olimpico è posta all'inizio della seconda parte. Le prime immagini ci mostrano il sole che si specchia nell'acqua, le foglie bagnate da piccole gocce, gli insetti, gli uccelli...Poi appare il sole che compare tra gli alberi(come in Das blaue Licht), la macchina da presa si sposta a lambire le coste del lago.. In questa natura, come sospesa, fuori dal tempo, è la radice mitica del Volk. Gli atleti, in simbiosi perfetta, corrono tra i boschi, si bagnano nel lago, si massaggiano il corpo con rami di betulla. Da questo legame non nasce un'umanità qualsiasi, frammentata, dispersa. Nasce una "comunità", cementata da vincoli che vanno al di là di ogni diversificazione culturale e sociale. E i vari gruppi di atleti costituiscono infatti altrettante comunità, armoniche, animate dal cameratismo(gli uomini si allenano, giocano, mangiano in gruppo, ecc.). Nel Volk, che trova la sua radice nella natura, e da cui scaturisce la forza spirituale che unisce i suoi membri, è anche la fonte dell'armonia, della bellezza, di una nuova estetica." "Ma era la prova dei tuffi quella che attirava maggiormente l'autrice: "Qui c'era una sinfonia di bellezza!" Ciascun tuffo è ripreso con una serie di inquadrature(atleta in pedana, evoluzione in aria, tuffo, risalita, ecc.) sapientemente orchestrate. A un certo punto ogni residuo legame con la competizione e con la stessa dinamica della prova è reciso. Vengono eliminate le immagini che mostrano i concorrenti nel loro ingresso in acqua; viene accentuato il rallentamento delle riprese: la successione è una successione di corpi che si librano, volteggiano, come sospesi nell'aria. Alla fine gli atleti sono ormai solo flessuose sagome nere stagliate su uno sfondo di nubi bianche. Il processo di estetizzazione ha raggiunto il suo punto massimo. Il corpo è ora pura forma, le evoluzioni puro movimento, la successione puro ritmo. L'armonia(legata all'esperienza del corpo)si deve immettere ora in un'armonia più generale. Nel capitolo successivo a quello sui tuffi(l'ultimo del'ultima parte del film, Fest der Volker) ritornano gli elementi del rito, le forme simboliche: il braciere sacro(che lentamente si spegne), le bandiere, e infine una "cupola di luce" che avvolge tutto lo stadio dei giochi." |
Autore critica: | |
Fonte critica: | centraldocinema.it |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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