Pene d'amor perdute - Love's labour's lost
Regia: | Kenneth Branagh |
Vietato: | No |
Video: | Intermedia film |
DVD: | Medusa |
Genere: | Musicale |
Tipologia: | La musica, Letteratura inglese - 500/600 |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Kenneth Branagh, tratto dal testo teatrale omonimo di William Shakespeare |
Sceneggiatura: | William Shakespeare |
Fotografia: | Alex Thomson |
Musiche: | Patrick Doyle |
Montaggio: | Dan Farrell, Neil Farrell |
Scenografia: | Tim Harvey |
Costumi: | Anna Buruma |
Effetti: | Stuart Brisdon |
Interpreti: | Kenneth Branagh (Berowne), Alicia Silverstone (la principessa), Natascha Mcelhone (Rosalie), Stefania Rocca (Jaquenetta), Richard Briers (Nathaniel), Richard Clifford (Boyet), Carmen Ejogo (Maria), Daniel Hill (Mercede), Nathan Lane (costare), Adrian Lester (Dumaine), Matthew Lillard (Longaville), Geraldine Mcewan (Holofernia), Emily Mortimer (Katherine), Alessandro Nivola (Il Re), Anthony O'donnell (Moth), Timothy Spall (Don Armado), Jimmy Yuill (Dull) |
Produzione: | David Barron, Kenneth Branagh |
Distribuzione: | Medusa Film |
Origine: | Gran Bretagna |
Anno: | 1999 |
Durata:
| 95’
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Trama:
| Il Re di Navarra invita i suoi tre amici più cari a sostenere un giuramento molto duro: per tre anni non dovranno pensare ad altro che allo studio, senza frequentare donne, con un solo giorno libero a settimana e non più di tre ore di sonno a notte. Longaville e Dumaine accettano subito, Berowne fa sapere invece che quei compiti sono troppo ardui, ma poi si allinea agli altri. Intanto arriva a corte la principessa di Francia accompagnata da tre avvenenti damigelle. Quando viene informata che non potrà essere ospitata presso la tenuta ma dovrà alloggiare in un accampamento fuori dai cancelli della corte, la principessa prende bonariamente in giro il Re a proposito del giuramento e gli porge una lettera in cui suo padre, il Re di Francia, fa presente la necessità di raggiungere un accordo tra i due regni su vecchie questioni economiche. Il Re e i suoi amici sono subito colpiti dalla bellezza delle fanciulle: da un lato non vogliono spezzare il giuramento, dall'altro non riescono a negare i propri sentimenti. Berowne scrive poesie a Rosalina, così ognuno scopre i sentimenti dell'altro. Il Re riconosce che il voto è stato infranto e decide che è giunta l'ora di corteggiare apertamente le ragazze. Arriva improvvisa la notizia della morte del Re. La principessa e il suo seguito devono rientrare subito in Francia. Dopo molte tenerezze, le ragazze fissano un appuntamento: un anno di attesa per mettere alla prova l'amore degli uomini. Scoppia la seconda guerra mondiale, e tutti in qualche modo sono coinvolti. Si ritrovano alla fine, riuniti nella pace e nell'amore.
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Critica 1: | Appena un terzo di Pene d’amor perdute, scritto da Shakespeare nel 1594 -’95, sopravvive nell’adattamento a musical diretto e coprodotto da Kenneth Branagh: un musical anacronistico da dilettanti (come «Tutti dicono I love you» di Woody Allen), non basato sulla perfezione della danza e del canto, ma sullo slancio approssimativo degli interpreti (quattro donne e quattro uomini uno solo dei quali, Adrian Lester, è un ballerino professionista) che ballano e cantano come sanno esprimendo soprattutto il proprio stato d’animo, il proprio desiderio, il proprio amore per la musica. Il musical è collocato alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1939, e prevede, sottotitolate, alcune meravigliose canzoni americane degli Anni Trenta e Quaranta, da «I Won’t Dance» di Kern a «I’ve Got A Crush on You» dei Gershwin, a «Cheek To Cheek», «Let’s Face the Music and Dance» e «There’s No Business Like Show Business» di Irving Berlin. Lo stile è quello elegante, aereo, brillante e leggero dei film di Fred Astaire, con la polvere di stelle del brio, dell’esuberanza e dell’euforia che avvolge ogni cosa: anche il fondo di raso rosso sotto i titoli di testa, le ballerine acquatiche in costume dorato, Stefania Rocca nella particina d’una servetta analfabeta, Kenneth Branagh che sembra perennemente librato in punta di piedi per apparire più alto. Il re di Navarra e i suoi amici, per concentrarsi meglio sugli studi, pronunciano pubblico giuramento di essere parchi nel mangiare, nel dormire, nel divertirsi, e di non frequentare donne per tre anni; il loro proposito viene vanificato dall’arrivo dell’incantevole principessa di Francia e delle sue dame; scoppia in bianco e nero la seconda guerra mondiale; i disastri del conflitto allontanano gli innamorati; la pace vittoriosa li ricongiunge. Gli eventi bellici portano alcuni momenti commoventi nel film altrimenti gaio e chic: l’affettazione, i comportamenti manierati sono quelli del teatro e del musical. Fra le tante letture e riletture shakespeariane anche niente affatto filologiche compiute dal cinema, Pene d’amor perdute non è magari esaltante né originale, ma non sfigura. |
Autore critica: | Lietta Tornabuoni |
Fonte critica | La Stampa |
Data critica:
| 22/4/2000
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Critica 2: | Kenneth Branagh sa come ci si deve comportare. Se gli capita, nel corso di una scespiriana carriera che oramai tocca il capitolo quarto (più l'intermezzo di "Nel bel mezzo di un gelido inverno"), di affrontare testi sacri come Enrico V o Amleto, preferisce astenersi da gesti sacrileghi o eversivi (il massimo dell'audacia essendo l'ambientazione settecentesca del suo Amleto integrale). Quando affronta le commedie (Molto rumore per nulla) gioca con divertimento. In questo caso - il suo Pene d'amor perdute presentato alla recente Berlinale - si diverte liberamente con la forma del musical. Ma la sua capricciosa versione non scandalizzerà neanche il più severo degli anglisti. Pene d'amor perdute (Love's Labour's Lost) è una della commedie più citate ma meno frequentate del Bardo. Branagh la sfronda drasticamente, la sposta d'epoca - alla vigilia di una Guerra Mondiale sui generis - e ne fa un musical, forse un po' amatoriale ma certamente accattivante. Il risultato è elegante, colto, divertente. Per chi non lo ricordi, la trama di Pene d'amor perdute si potrebbe riassumere con la vecchia e fortunata formula hollywoodiana "boys meet girls" (questa volta il plurale è d'obbligo). Ecco dunque che nel regno di Navarra alla fine degli anni '30, il re costringe i suoi tre amici del cuore a dedicarsi per tre anni agli studi, evitando qualsiasi piacere della carne e soprattutto le tentazioni del gentil sesso. Ma arriva in visita d'affari la figlia del re di Francia con tre amiche niente male, e i buoni propositi, dopo i soliti intrighi e contro intrighi, vanno a farsi friggere. Branagh butta nel suo divertente calderone una tavolozza di colori da scenografia hollywoodiana anni '40, compreso un falso college alla Oxbridge e un aeroporto alla Casablanca, mescolando (e il testo, nella sua incantevole leggerezza, lo consente) la commedia sofisticata, il musical, i cinegiornali, le citazioni cinematografiche, le più care e più evocative canzoni dell'epoca, che entrano a far parte del play e del suo sviluppo, che si tratti di “Cheek to Cheek”, “Let's Face the Music and Dance” o “There's no Business like Showbusiness”. A partire da lui fino alla nostra Stefania Rocca, tutti ballano e cantano più o meno bene ma in maniera piacevolissima (e la scena del ballo mascherato è strepitosamente sexy), su un copione di numeri che sono altrettanti omaggi a Busby Berkeley, a Esther Williams e ai grandi musical dell'età d'oro. Un piacere troppo leggero? Forse. Ma chi cerca significati profondi ne troverà almeno uno: che il divertimento e il gioco sono una cosa molto seria, e in giuste dosi hanno il potere di renderci felici. |
Autore critica: | Irene Bignardi |
Fonte critica: | la Repubblica |
Data critica:
| 22/4/2000
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Critica 3: | Diventerà una moda, quella del musical «imperfetto»? Per mille motivi speriamo di no, ma finché a provarci sono artisti come Woody Allen e Kenneth Branagh, ben venga. Dopo Tutti dicono I love you, in cui Woody ballava con Goldie Hawn sui Lungosenna, ecco, lo shakespeariano doc Branagh provarci con Pene d'amor perdute. La chiave è la stessa: non siamo ballerini né cantanti, ma ci esibiamo per voi, sperando che il nostro divertimento vi coinvolga. L'operazione ha un sapore di recita scolastica, ma con studenti bravi. E se per quanto concerne le coreografie sarà meglio scordarsi i modelli illustri come Busby Berkeley, Fred Astaire e Gene Kelly, l'esito è gradevole, e in fondo anche il sommo Fred era un sublime ballerino ma un modesto cantante: e se ci commuoviamo ancora oggi sentendolo intonare “Cheek to Cheek”, sarà consentito a Branagh imitarlo. Pene d'amor perdute, per altro, si presta al gioco. E uno Shakespeare «leggero», un esile canovaccio sugli amori di Ferdinando, re di Navarra, e dei suoi tre Lords attendenti, che si rinchiudono in un magnifico castello per studiare, giurando di astenersi da ogni vizio, femmine in primis. Facile a dirsi: quando al maniero giunge la principessa di Francia, anch'ella con damigelle al seguito, l'amore trionferà a suon di musica. Il testo è talmente etereo e deliziosamente, «finto» che Branagh ha buon gioco nell'ambientarlo nel 1939, incastonando qua e là cinegiornali in bianco e nero sulla guerra imminente e trasformando la Navarra nella Ruritania delle operette, o nella Freedonia cara ai fratelli Marx. La scelta più ardita, e vincente, arriva nel momento in cui Branagh la butta in musical: nulla di elisabettiano, ma un diluvio di canzoni in puro stile Broadway. Non ci crederete, ma funziona: i versi di Shakespeare sfociano armoniosamente nelle liriche di Gershwin o di Cole Porter, come se gli uni fossero stati scritti assieme alle altre. Inutile dire che nel doppiaggio italiano qualcosa si perde, se non altro per il cambio, sempre stridente, delle voci quando si passa dal recitato al canto; ma è l'eterno problema dei musical, che si poneva anche negli anni Trenta con Cappello a cilindro e nei Cinquanta con Cantando sotto la pioggia. E se ci piacevano quelli, perché fare i difficili con questo loro piccolo ma simpatico erede? Branagh è molto ribaldo nel proporsi come regista, interprete (fa lo scaltro Berowne) e demiurgo del tutto: ormai ha dimostrato di saper rileggere il Bardo in qualsiasi chiave, aspettiamoci altri Shakespeare e altre sorprese. Nel cast spiccano Nathan Lane, commediante di razza purissima, e Natasha McElhone (bella e brava, e si sapeva, ma balla anche benino). Stefania Rocca ha un il piccolo ruolo di Giacometta, e se lo gioca con grazia. |
Autore critica: | Alberto Crespi |
Fonte critica: | l'Unità |
Data critica:
| 22/4/2000
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Pene d’amor perduto |
Autore libro: | Shakespeare William |
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