Guerra dei bottoni (La) - Guerre des boutons (La)
Regia: | Yves Robert |
Vietato: | No |
Video: | Monaco International Group |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Infanzia di ogni colore |
Eta' consigliata: | Scuole elementari; Scuole medie inferiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Louis Pergaud |
Sceneggiatura: | François Boyer, Daniele Delorme, Yves Robert |
Fotografia: | André Bac |
Musiche: | Josè Bergmans |
Montaggio: | Marie Josephe Yoyotte |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Jacques Dufilho (il padre di Aztec), Yvette Etievant (la madre di Lebrac), Michel Isella (Aztec-Des-Gues ovvero Zazzera), Michele Peritz (la madre di Aztec), Jean Richard (il padre di Lebrac), André Treton (Lebrac ovvero Robert) |
Produzione: | Production de La Gueville/Y. Robert/Daniele Delorme |
Distribuzione: | Cineteca Griffith |
Origine: | Francia |
Anno: | 1961 |
Durata:
| 95'
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Trama:
| La rivalità esistente tra due villaggi della campagna francese, Veltrans e Longeverne, si riflette sugli abitanti più giovani che giocano a una guerra tra di loro, in cui chi è fatto prigioniero viene privato dei bottoni, per cui torna a casa con i pantaloni in mano. Robert, capo dei bambini di Longeverne, non mette a profitto la sua intelligenza vivace per la scuola e il padre usa il collegio come minaccia. Un giorno a Zazzera, il capo della banda di Veltrans, viene rivelata l'ubicazione della capanna segreta dei nemici da un traditore che, per punizione, viene frustato dai compagni traditi. La reazione dei genitori non tarda ad arrivare. Robert prima si rifugia per giorni nella sua amata campagna poi viene spedito in collegio dove arriverà anche Zazzera. Nella comune disgrazia diventeranno amici.
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Critica 1: | E colpiscono favorevolmente - anche se a livello di citazione o fra le righe - certe considerazioni dei ragazzi, certi loro discorsi desunti dalla realtà delle cose, l'esigenza che manifestano di discutere e di rendersi conto di questioni "più grandi di loro" ma che già si pongono assillanti: l'uguaglianza, i poveri e i ricchi, la monarchia e la repubblica, l'amore e l'ingiustizia, il bisogno di una vita propria e di un rifugio personale. |
Autore critica: | Lorenzo Pellizzari |
Fonte critica | Cinema nuovo |
Data critica:
| marzo-aprile 1963
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Critica 2: | Centrale in questo film è il tema della guerra e, più in particolare, della sua percezione e rappresentazione da parte dei bambini. La rivalità - a metà tra il serio e il faceto - esistente tra i paesi di Veltrans e Longeverne viene trasmessa ai piccoli protagonisti che la fanno propria e, paradossalmente, la superano attraverso la loro "guerra dei bottoni". Non c'è nulla di veramente aggressivo in questa serie di scontri, anche se condotti con armi potenzialmente pericolose come le fionde. Come spesso accade, i più piccoli tentano di imitare gli adulti, ed è esattamente questo che spinge le due fazioni -i falchi e i caimani- a mettere in scena un'autentica guerra. Proprio come in un film o in uno spettacolo teatrale, i protagonisti si preparano all'azione costruendo capanne, fabbricando armi, approntando strategie, prendendo prigionieri e inventando punizioni umilianti quanto innocue per i nemici caduti nelle loro mani.
La guerra, insomma, come gioco collettivo a squadre, con regole da seguire e soluzioni via via da trovare per far fronte agli ostacoli e agli imprevisti. I primi provengono soprattutto dalle famiglie, preoccupate che il gioco possa degenerare distogliendo i figli dalla scuola e dalle attività religiose. Robert, infatti, viene più volte minacciato di finire in collegio, autentico spauracchio per i bambini di un tempo. Resta poi il problema dei vestiti, regolarmente rovinati dal fango e privati dei bottoni quando i nemici catturano un prigioniero. I falchi e i caimani danno prova di straordinaria intraprendenza decidendo di combattere nudi, salvaguardando così l'integrità degli abiti che tanto preoccupa le loro madri. Una buona soluzione per l'estate, ma nelle stagioni più rigide ci si deve coprire per forza. Ecco allora che i bambini, armati di ago e filo, riparano gli strappi e ricuciono i bottoni, mettendo così a tacere le famiglie che vorrebbero impedire loro di giocare.
Il gioco, dunque, si fa crescita, esperienza formativa unica e ineguagliabile, momento di incontro (autentico) al di là dello scontro (ludico). I ragazzi, infatti, per poter combattere devono necessariamente concertare soluzioni comuni e dunque avvicinarsi, pur conservando quell'ostilità esteriore che è il presupposto e la conditio sine qua non della loro guerra. È interessante in questo senso notare come la scuola finisca per avere un ruolo marginale nel processo di crescita dei giovani, che trovano la maggior parte delle risposte alle loro domande nei boschi fuori città piuttosto che tra le quattro mura della classe. I loro discorsi, infatti, si fanno serissimi quando si tratta di prepararsi al combattimento, si affrontano temi quali la ricchezza e la povertà, la monarchia e la repubblica, l'uguaglianza, l'amore e l'ingiustizia, il bisogno di indipendenza e di un rifugio personale, tutte questioni che una scuola vecchio stile non prevede di esaminare, insistendo invece su un'istruzione formale che si allontana sempre più dalle vere esigenze delle nuove generazioni. Così, nel finale, i due "generali" Robert e Zazzera scoprono anche l'amicizia e la solidarietà condividendo le lunghe e noiose giornate nel collegio dove i genitori, per punizione, li hanno mandati. Ci sono cose che soltanto la vita può insegnare. |
Autore critica: | Stefano Boni |
Fonte critica: | Aiace Torino |
Data critica:
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Guerra dei bottoni (La) |
Autore libro: | Pergaud Louis |
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