Intolerance - Intolerance
Regia: | David Wark Griffith |
Vietato: | No |
Video: | Mondadori Video, San Paolo Audiovisivi |
DVD: | |
Genere: | Religioso |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | David Wark Griffith |
Sceneggiatura: | David Wark Griffith |
Fotografia: | Gottlob Wilhelm Bitzer, Karl Brown |
Musiche: | Joseph Carl Breil, Carl Davis, David Wark Griffith |
Montaggio: | David Wark Griffith, James Smith, Rose Smith |
Scenografia: | David Wark Griffith, Walter Hall, Franz Wortman |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Constance Clifton Il poeta, Josephine Crowell Catherione de Medicis, Howard Gaye Le Nazareen, Gish La femme au berceau, Olga Grey Marie-Madeleine, Robert Harron Le fiance, Liliane Langdon Marie, Bessie Love, Mae Marsh La fiancee moderne, Eugene Pallette Son fiance, Elmer Siegman Cyrus, Lillian Talmadge La ragazza della montagna, Fred Turner Le pere, George Walsh Le fiances de Cana, Margey Wilson La huguenote |
Produzione: | Wark Producing Corporation |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale - Cineteca Griffith |
Origine: | Usa |
Anno: | 1916 |
Durata:
| 151'
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Trama:
| L'intolleranza e i suoi terribili effetti vengono esaminati in quattro ere diverse. Nell'antica Babilonia, una ragazza viene coinvolta in una lotta religiosa che porta alla caduta della città. In Giudea i Farisei condannano Gesù Cristo. Parigi, 1572: mentre sta per compiersi il giorno del massacro di San Bartolomeo, due giovani ugonotti decidono di sposarsi. Infine, nell'America moderna, dei riformatori moralisti distruggono la vita di una donna e del suo amante.
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Critica 1: | Esistono diverse copie del film (il negativo non è più rintracciabile dal 1919), ciascuna diversa dall'altra, alcune rimaneggiate dallo stesso D.W. Griffith nel '26 e nel '33, tutte più brevi di quella originale (208 minuti). L'ultima, restaurata da Raymond Rohauer, fu proiettata a Nanterre nel 1985 e dura 151m a 20 fotogrammi al secondo. Nel '19 Griffith diede un titolo ai 4 episodi: "La caduta di Babilonia" (episodio babilonese), "La passione di Cristo" (episodio ebraico), "La notte di San Bartolomeo" (episodio francese), "La madre e la legge" (episodio moderno). In quell'anno, per recuperare un po' di denaro, Griffith rimontò e fece uscire separatamente i due episodi più lunghi, il primo e il quarto. Il tema indicato nel titolo è un debole legame fra le 4 storie "esemplari" perché è soltanto apparente. Il tema reale è la lotta per la vita. ("Love's struggle through the ages" è uno dei sottotitoli.) Se sul piano commerciale il film fu un insuccesso in relazione al suo altissimo costo (100000 metri di pellicola impressionata, fino a 5000 comparse in alcune scene dell'episodio babilonese, scenografie gigantesche, mezzi tecnici abnormi e straordinari per l'epoca, ecc.), assai disparate furono le accoglienze della critica quando uscì e nei decenni successivi, ma rimangono fuori discussione la sua importanza storica e l'influenza che ebbe sui cineasti di tutto il mondo, compresi i sovietici degli anni '20. Ogni episodio ha un suo stile particolare e precise fonti filmiche. L'originalità consiste nel modo con cui sono legati e alternati secondo un montaggio innovativo che obbedisce a un principio di costante accelerazione: man mano che la narrazione procede, i frammenti di ciascuno diventano più corti, intensificando i suoi contenuti drammatici. All'interno di questa struttura polifonica prende corpo l'ideologia del film, si sviluppa in cadenze epiche e culmina nelle azioni parallele dell'episodio moderno. "Uno dei gruppi di personaggi e di situazioni che non hanno nella realtà nulla in comune, si trovano riuniti nello stesso spazio (lo schermo della proiezione), questo è lo scandalo di Intolerance... luogo di una tensione tra l'eterogeneità del suo materiale narrativo e la razionalità che lo fonda e lo unifica" (Pierre Baudry). |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film. Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Intolerance ha un soggetto apparente (che si manifesta nella metafora della intolleranza) e un soggetto reale (la rappresentazione della lotta per la vita). Racconta quattro storie “esemplari” di epoche abissalmente lontane fra loro: la caduta di Babilonia (gli intrighi del Gran Sacerdote e del Rapsodo ottengono che i persiani di Ciro attacchino in forze la città dove regna la gioia di vivere. L'attacco fallisce. Il principe Baldassarre indice grandi festeggiamenti, sguarnendo le difese e consentendo a Ciro di sferrare a tradimento un secondo assalto, che si concluderà con la strage); la Passione di Cristo (che si sofferma in particolare su tre episodi: le nozze di Cana, i farisei al Tempio, la Maddalena); la notte di San Bartolomeo (mentre Caterina decide lo sterminio degli Ugonotti, una ragazza giunge a Parigi e si fidanza con Prospero Latour. La vita scorre normale quando i soldati scendono per le strade e irrompono nelle case, massacrando gli inermi); la madre e la legge (una città americana, oggi. Per finanziare le opere di beneficenza della sorella, un industriale riduce il salario dei suoi operai, che proclamano lo sciopero. Intervengono le guardie private e uccidono a man salva. Un operaio costretto alla disoccupazione si incanaglisce nei bassifondi e va in galera. La moglie subisce l'aggressione delle suffragette finanziate dall'industriale che, con il pretesto di proteggerla, le sottraggono il bambino. Disperata, la donna si rivolge per aiuto al capo della gang di cui il marito faceva parte. Questi una sera s'introduce in camera sua per sedurla. In quel momento arriva il marito uscito dal carcere. Lo affronta. Un colpo di pistola stende l'intruso: ha sparato la sua amante, che di nascosto l'aveva seguito. Il marito è arrestato e condannato a morte. Presa dai rimorsi, la donna che ha ucciso confessa. L'uomo si avvia al patibolo. La moglie insegue il governatore per implorare la grazia, lo raggiunge sul treno su cui era in viaggio. Nell'istante in cui il boia stringe il cappio al collo del condannato, giunge la grazia).
Il film (14 rulli, 4500 metri) alterna le fasi dei quattro episodi, facendoli procedere insieme verso le rispettive soluzioni, in un crescendo vieppiù rapido. In principio, come inquadratura-cardine, appare una donna che dondola una culla, mentre un raggio di luce taglia diagonalmente la composizione: il simbolo della vita che testimonia “le stesse passioni umane, le stesse gioie, gli stessi dolori”, come recita una didascalia, citando Walt Whitman. L'inquadratura tornerà più volte, in funzione di esteriore (e superfluo) leit motiv.
Simbolismi a parte (ricorrono anche nei nomi “evocativi” dei personaggi: la Principessa Adorata, la Diletta Numero Uno, Occhi Neri, ed eludendo inconsapevolmente - ma sistematicamente - la metafora dell'intoIleranza, il regista costruisce a poco a poco il suo vero tema ed espone, con il piglio autorevole di chi ha maturato a lungo una convinzione, la sua rude e disincantata concezione della vita: la lotta che oppone gli uomini gli uni agli altri non ha tregue, e gli uomini non si dividono in buoni e in cattivi (anche i “cattivi” meritano rispetto se affrontano con coraggio l'esistenza, nessuno merita una condanna senza appello: significativo e splendido, in questo senso, l'incontro di Gesù con la Maddalena), tutti sono vincolati al rapporto drammatico con il mondo e le contingenze sociali. Il film è immerso nel ritmo di una rappresentazione ampia, a volte concitata, priva di pause e (facendo astrazione dagli ingenui simbolismi) di errori. Il tono è severo, nella cornice delle grandi prospettive che alludono allo spazio del futuro dell'umanità, alla fiducia - religiosa - in un utopico ma realizzabile “paradiso”, non arcadico ma pienamente umano. Dentro questa struttura polifonica, nel dinamismo interno delle sequenze e delle inquadrature - i movimenti di gru e di
carrello, le panoramiche, gli stacchi Il sui primi piani (memorabile il “gioco” degli spazi intorno e sopra la scalinata di Babilonia prende corpo l'ideologia del film: si sviluppa su cadenze epiche e culmina nelle azioni parallele che concludono la storia contemporanea. È l'ideologia dell'individualismo aggressivo e vitale della borghesia capitalistica, in un periodo di fervore, al momento della svolta espansiva che la guerra (in cui l'America stava per entrare) avrebbe provocato. Il film esce al Liberty Theatre di New York, il 5 settembre 1916. Dopo qualche settimana l'insuccesso è già una certezza. Intolerance non interessa, è giudicato troppo astruso, enfatico, meschino. Griffith aveva gettato nell'impresa quasi due milioni di dollari, quasi tutti suoi, per edificare scenari giganteschi, muovere migliaia di comparse, impressionare 100.000 metri di pellicola. Una piccola personale apocalisse. All'Apocalisse di Giovanni il regista aveva pensato scrivendo il primo episodio: “ Cadde Babilonia la grande, essa che ha abbeverato tutte le genti del vino del furore della sua prostituzione” (14,8). Per lui, il furore di una dissennata ma generosa presunzione. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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