Ragazza con l'orecchino di perla (La) -
Regia: | Peter Webber |
Vietato: | No |
Video: | Dolmen Home Video |
DVD: | Dolmen Home Video |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | La condizione femminile |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Tracy Chevalier |
Sceneggiatura: | Olivia Hetreed |
Fotografia: | Eduardo Serra |
Musiche: | Alexandre Desplat |
Montaggio: | Kat Evans |
Scenografia: | Ben Van Os |
Costumi: | Dien Vai Straalen |
Effetti: | |
Interpreti: | Colin Firth (Johannes Vermeer), Scarlett Johansson (Griet), Toni Wilkinson (Van Ruijven), Judy Parfitt (Maria Thins), Cillian Murphy (Pieter), Essie Davis (Catharina), Joanna Scanlan (Tanneke), Alakina Mann (Cornelia), Chris Mchallem (Il Padre Di Griet), Gabrielle Reidy (La Madre Di Griet), Rollo Weeks (Frans), Anna Popplewell (Maertge), Anaïs Nepper (Lisbeth), Melanie Meyfroid (Aleydis), Nathan Nepper (Johannes), Geoff Bel (Paul Il Macellaio), Virginie Colin (Emilia Van Ruijven), Sarah Drews (La Figlia Di Van Ruijven), Christine Bulckaen (La Balia), John Mcenery (Lo Speziale) |
Produzione: | Andy Paterson, Anand Tucker per Archer Street Productions – Wild Bea Films – Pathé Pictures Ltd.–Delux Productions |
Distribuzione: | Mikado |
Origine: | Gran Bretagna, Lussemburgo |
Anno: | 2003 |
Durata:
| 95’
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Trama:
| Olanda, 1665. La diciassettenne Griet è costretta a lasciare la famiglia, in gravi ristrettezze economiche, per andare a servizio presso la casa del pittore Johannes Vermeer. Intelligente e con una spiccata sensibilità per la luce e il colore, Griet a poco a poco conquista la fiducia del famoso pittore che lentamente comincia a utilizzarla come sua aiutante per cui tra i due si stabilisce un forte legame. La suocera di Vermeer, Maria Thins, accortasi della benevola influenza della ragazza nella pittura del maestro, incoraggia la rischiosa collaborazione nonostante le gelosie di Catharina, moglie del pittore, e soprattutto della figlia dodicenne Cornelia, pronta a tutto pur di fare dispetti e screditare l'onore di Griet. Sola e senza la protezione di nessuno, Griet subisce le attenzioni di Pieter, un giovane macellaio, e quelle di van Ruijven, il ricco e lascivo mecenate di Vermeer...
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Critica 1: | (…) Il quasi esordiente Peter Webber (solo qualche Tv-movie, per lui) confeziona una pellicola di grande pregio, curatissima sotto l'aspetto tecnico ma non fredda come spesso accade in questo tipo di produzioni. La storia (diversa in alcuni particolari, rispetto a quella del romanzo) è raccontata con calma, donando la giusta attenzione all'evolversi dei rapporti tra i personaggi e giocando sulle impressioni, sul non detto, più che sulle spiegazioni verbali cui siamo abituati nel cinema moderno.
Se in un paio di momenti la sceneggiatura ha qualche imperfezione, la bravura della Hetreed e di Webber è quella di raccontarci in maniera estremamente chiara e convincente la passione di Vermeer per la pittura e la nascente passione di Griet per quell'uomo. Gli istinti e i sentimenti (e la tecnica, ovviamente) che portano ad una creazione artistica non ci sono mai stati raccontati così bene, al cinema. Merito anche dello straordinario lavoro di Eduardo Serra, direttore della fotografia capace di dare alle composizioni sceniche un equilibrio visivo davvero raro, senza perdere l'impressione naturalistica dell'inquadratura e senza mai dimenticare che il centro di una scena sono i personaggi, non gli oggetti che li circondano. |
Autore critica: | Alberto Cassani |
Fonte critica | Cinefile.biz |
Data critica:
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Critica 2: | "E' vero?", domanda Griet (Scarlet Johansson) a Joahnnes Vermeer (Colin Firth) dopo aver guardato nella sua camera oscura. In quel buio sorprendente, la servetta ha visto riflesso il quadro per cui sta posando. Ne é stupita, come se la "macchina" fosse riuscita ad illuminare anche ai suoi occhi la bellezza che il pittore cerca di fissare sulla tela. "E' un'immagine", le risponde lui. Ma certo non intende che, solo per questo, quello che lei ha visto non possa esser vero. Di questo racconta La ragazza con l'orecchino di perla: della bellezza di un'opera di 44 centimetri e mezzo per 39, dipinta attorno al 1665 e riscoperta solo nel 1882. Partendo da un romanzo di Tracy Chevalier, Peter Webber e la sceneggiatrice Olivia Hetreed la immaginano nascere nella casa di Vermeer, nelle luci attenuate, nelle ombre e nei colori del suo studio, a Delft. E ne immaginano la verità: una tra le possibili. Il loro punto di vista è inusuale: non quello dell'autore del quadro, non quello della sua poetica, ma quello di una servetta analfabeta. Non è vera", Griet. E se anche lo fosse mai stata, certo oggi non ce ne resterebbe memoria. Non fu lei, dunque, a posare per il quadro.. Neppure ha fondamento l'ipotesi che Vermeer abbia avuto con la sua modella, chiunque sia stata, il rapporto intenso narrato nel film. Griet esiste solo sullo schermo, come solo dentro la camera oscura esiste l'immagine che la sorprende. Ma dentro il film, appunto, è più che vera: é verosimile, e dunque vive la sola "vita vera" che abbia significato al cinema. Chi è la Griet di La ragazza con l'orecchino di perla? Meglio ancora, chi sarebbe potuta essere? Di lei Webber ed Hetreed raccontano una storia in negativo, e anzi proprio una storia negata. Sospesa tra due mondi, pare non aver patria. Il primo è quello misero da cui fugge, portando però con se e conservando con amore una piastrella decorata. Ad essa, e all'immagine che vi ha disegnato il padre affida tutto quello che le rimane: l'idea o forse solo il rimpianto di un futuro impossibile. Quanto al secondo mondo, quello in cui entra senza esserne riconosciuta, le rimane del tutto estraneo, se a quell'idea o a quel rimpianto non fosse comunque legata. C'è, nel film di Weber uno sfondo che viene da dire opaco: quello del denaro. La sceneggiatura e la regia annunciano già in una delle prime sequenze, con la descrizione dei rituali crudeli e immediati di una bancarotta. E poi, nella casa di Vermeer, ne raccontano il dominio pervasivo attraverso la rete di cinismo intessuta da Maria Thins (Judy Parfitt), la suocera. Tutto è da lei subordinato al denaro, a cominciare dal ventre della figlia Catharina (Essie Davis) dai figli di lei, usati per tenere il pittore in quella rete. Né la donna esita di fronte alla richiesta del mecenate Van Ruijven (Tom Wilkinson): un ritratto di Griet, e alla fine la stessa Griet, con la violenza che il denaro gli consente. Non importa che tra Vermeer e la modella possa nascere un rapporto che somiglia ad un adulterio. Neppure della figlia tiene conto, l'avidità della donna. Tutto questo Webber racconta in un film denso di ombre e delle luci care a Vemeer.
(…) Non é banale (…) il rapporto fra Griet e Vermeer. Per merito della brava Johansson e dei silenzi che sa colmare d'espressività, tra i due s’immagina nascere una "comunanza creativa" alla quale non servono parole. Le basta, infatti, la materialità della pittura: la manipolazione dei colori, la disposizione degli oggetti, la scelta delle luci e delle ombre. Cresce man mano, questa materialità, e diventa complicità erotica, per quanto solo mediata dagli oggetti e dai gesti della creazione artistica. Come al pittore, dunque, anche alla servetta capita di vedere quello che sta nella camera oscura (secondo una tecnica d'analisi e di studio delle forme e dei colori che sembra fosse proprio di Vermeer). Ci vede la verità dell'immaginazione, quella verità che, in un oggetto o in una persona, sa cogliere il senso dell'attimo, e che è capace di renderlo assoluto, sospeso nel gioco delle ombre e dei colori. D'altra parte, quella Griet di Webber è una storia negata, perduta in un tempo che la esclude per sesso e per nascita, e che la condanna ad una vita misera, senza memoria e senza bellezza. E questa la sola verità che alla fine le sia lasciata: ben più opaca di quella che, per un attimo anche a noi è parso di vedere nel buio di una camera oscura. |
Autore critica: | Roberto Escobar |
Fonte critica: | Sole 24 Ore |
Data critica:
| 4/3/2004
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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