Serpico - Serpico
Regia: | Sidney Lumet |
Vietato: | No |
Video: | Columbia Tristar Home Video |
DVD: | |
Genere: | Poliziesco |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Peter Maas |
Sceneggiatura: | Waldo Salt, Norman Wexler |
Fotografia: | Arthur J. Ornitz |
Musiche: | Mikis Theodorakis |
Montaggio: | Dede Allen, Richard Marks |
Scenografia: | Douglas Higgins |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Bernard Barrow (Palmer) ,Ted Beniades (Sarno), Joe Bova (Potts), Sal Crollo (Mr. Serpico), Mildred Clinton(Mrs. Serpico), Ed Crowley (Barto), Barbara Eda Young (Laurie), Gus Fleming (Dottor Metz), Richard Foronjy (Corsaro), Hank Garre (Malone), Nathan George (Smith), Gene Gross (Capitano Tolikn),Ed Grover (Lombardo), Al Henderson (Pelue), Jack Kehoe (Tom Keough),Woodie King (Larry),Damien Leake (Joey), John Lehne (Gilbert), John MacQuade (Kellogg), Biff McGuire (Ispettore McClain), John Medici (Pasquale), Alan Nirth (Brown), Norman Ornellas (Rubello), Al Pacino (Serpico), John Randolph (Sidney Green), Allan Rich (D. A. Tauber),Tony Roberts (Bob Blair),Cornelia scarpe (Leslie), Lewis J. Stadlen (Berman), John Stewart (Waterman), James Tolkin (Steiger), M. Emmet Walsh (Gallagher) |
Produzione: | Dino De Laurentiis/Paramount |
Distribuzione: | Columbia |
Origine: | Usa |
Anno: | 1973 |
Durata:
| 130'
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Trama:
| Il poliziotto oriundo italoamericano Frank Serpico viene portato d'urgenza in ospedale e un flashback ci mostra la sua storia. Arruolatosi giovane e con entusiasmo nel corpo di polizia di New York, si infiltra negli ambienti della malavita, ma scopre ben presto come la stragrande maggioranza dei suoi colleghi siano corrotti. Tenta, allora, di denunciare il marcio ma viene sistematicamente ignorata dai suoi superiori. Quando il caso esplode, Serpico viene emarginato dai colleghi che cercano di provocarne la morte.
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Critica 1: | Entrato nella polizia di New York, giovanotto italo-americano ne scopre la diffusa corruzione. La denuncia ai superiori. Viene più volte trasferito e rischia la pelle. Un'inchiesta gli dà ragione ma lui dà le dimissioni. A. Pacino sfiorò l'Oscar con i 2 sceneggiatori, ma il film vale anche per la regia di S. Lumet e la suggestiva ambientazione in una New York vista dal basso: la "grande mela" ha molti vermi. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | La verità qualche volta trascende la finzione: gli eventi drammatici del film sono già, contenuti, a dire di Lumet, negli avvenimenti della realtà, o potrebbero esserlo. È il caso di Serpico: serrato e veloce, senza sbavature dispersioni o aporie (anche grazie al contributo dell'intelligente e sensibile montatrice che è Dede Allen). Ma quella stessa verità, per quanto funzionale al racconto, è poi difficile da indagare. La trilogia metropolitana - The Anderson Tapes, Serpico e Prince of the City (cui si può agevolmente affiancare Dog Day Afternoon) - nasce dalla constatazione che qualcosa di irreparabile è intervenuto nella cultura americana. A questa intuizione di un cambiamento profondo corrisponde la nuova tipologia del personaggio, nel quale l'apparenza non coincide più con lo spirito e dove lo sguardo aiuta assai poco a indagare l'ambiente. Il dubbio investe la realtà sociale sino al punto di alterarla con grandangoli oppure con teleobiettivi, che ne traducono in immagine l'ambiguità. Il che è tanto più singolare considerando che in Lumet il modo di trattare il racconto si materializza in segni vigorosi e concreti, senza fronzoli o sospensioni metafisiche.
Ma in Serpico il codice realistico, spinto alla soglia del documentarismo, si contamina con il codice morale. La solitudine del personaggio e la sua "diversità" discendono dalla sua natura intima: da un carattere angosciato dalla corruzione e dalla manipolazione (si potrebbe dire dal moderno) esposto al pericolo - come è detto all'inizio - di essere travolto e deviato sino a perdere il senso del lavoro. Per questo Frank Serpico ha la linearità di un personaggio quasi aurorale: linearità, però, presto compromessa dall'ambiente che lo circonda. Di qui, sul piano del racconto e della stessa conformazione delle tipologie, le coppie oppositive «solitudine-conformismo» (quest'ultimo incarnato anche nelle figure femminili), «ribellione-controllo», «trappola-repressione», ed estensivamente «natura-città», (…) riaprendo il conflitto ai confini essenziali di una impostazione rousseauviana. Tutto ciò riconduce a certo puritanesimo anglosassone (…). Sarebbe una referenza persuasiva (Theodor Roosevelt l'aveva applicata ai romanzieri), se non fosse che il personaggio è un italoamericano non sradicato dalla propria cultura (basti il rimando alla musica d'opera, una volta tanto non caratterizzante com'è di solito nel cinema americano la mafia).
Il fatto è che, nel passaggio dalla cronaca al film, il punto di vista che offre la sintesi all'insieme è naturalmente quello di Lumet. Che non a caso oggettiva la realtà descritta con una rudezza e uno sdegno (effetto anche di una trepidazione morale destinata a scomparire nel successivo Prince of the City) che acutizzano i termini della rappresentazione. E che non a caso si intenerisce di fronte al suo coraggioso "non eroe" (vedi il tele finale che riprende Serpico in compagnia del suo cane, mentre la dolcezza della musica mediterranea di Theodorakis ce ne ricorda la naturalità. Ma il punto di vista lumetiano, laico e razionale anche se arricchito di elementi culturali disparati, salva ancora una volta la totalità gettando ogni responsabilità sulle spalle del singolo. Il mito americano dell'individuo è ripescato a rovescio per distruggere il mito stesso, o almeno contenerne, la forza. Sotto l'immaginario anglosassone pulsa, infine, la coscienza semitica, pur temperata dalle nuove idealità democratiche: coscienza che guarda alla vita non spirituale con l'antica ostilità e la vede macchiata e insana.
In un mondo in cui l'intima dignità dell'esistere si è ormai dispersa nella vertigine della libertà (secondo il contrasto fortemente avvertito dai padri dell'ebraismo approdati in America sul finire dell'Ottocento), ogni corruzione è alla fine normale, essendo l'effetto di un irreversibile allontanamento dalla verità. Dunque ciascuno è per sua parte colpevole. (…) |
Autore critica: | Gualtiero De Santi |
Fonte critica: | Sidney Lumet, Il Castoro Cinema |
Data critica:
| 5-6/1987
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Serpico |
Autore libro: | Maas Peter |
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